in collaborazione con Fondazione Musica per Roma / Festival Equilibrio
Come gli eventi e i beni, troppo spesso consumiamo la produzione delle nostre opere. Sento il bisogno di osservare i resti lasciati dagli spettacoli che sto realizzando e di quelli realizzati negli ultimi anni, prelevarne alcuni tratti, significanti puri da annodare tra loro, e farne oggetto a sé. Questa operazione di raccolta deve canalizzarsi in un un’azione dotata di continuità, una maglia su cui dispiegare il contatto tra performer e pubblici. Nella realizzazione di questo nuovo solo, è il processo stesso di scrittura che viene scandagliato, la materia coreografica e vocale interrogata. Fàtico si basa su un’azione unica, quella di danzare-cantare, che procede grazie alle collisioni e ai raccordi che progressivamente si instaurano tra le materie fisica e vocale. Si allude alla continuità e al tempo che manca a tutte le cose: da un lato la continuità tra l’azione fisica e quella vocale, dall’altro lato la continuità rispetto al proprio fare. In scena, una performer sola dotata di un microfono, estensione del corpo, punto di innesco della relazione quasi-fisica con la platea grazie all’atto vocale. Qui il canto non è un atto di spontaneità, ma il prodotto di una modificazione, integrazione e potenziamento dell’enciclopedia di questa corporeità. Il corpo produce il suono, l’apparato tecnico fonico rifrange e produce a sua volta altro suono: la danza prende forma immersa in questa topologia che mescola dentro e fuori.