È profeta il cuore,
come ciò che essendo centro si trova su un confine,
sempre in procinto di spingersi più in là di dove già si è spinto
(Maria Zambrano, Chiari del bosco)
Spostare l’attenzione sull’appena percepibile, sulla sfocatura, può significare accettare di non dover necessariamente comprendere quello che, trasparente, sopraggiunge, assale. L’intento di questo lavoro è di mettersi al cospetto di un fenomeno mutevole che sfugge di continuo, alla ricerca di una specifica frequenza dello stare dei corpi, una forma ardita quanto delicata di abbandono. In questa inquadratura viene incontro l’immagine dell’orizzonte come metafora del passaggio tra il luogo finito e lo spazio indefinito: linea immaginaria eppure palpabile che esiste solo nella sfumatura della sua distanza. Soglia labile, teatro di apparizioni, allucinazioni e illusioni, sorge come fantasmagoria sospesa tra proiezione e invenzione. Così come il miraggio dell’acqua nel deserto, il faro che annuncia la terra, ecco che una danza possibile prende dimensione nella vibrazione che la attraversa, sul filo di una percezione instabile. L’immagine che informa i corpi, intesi come fenomeni musicali, è quella di un equilibrio nella caduta, nella condizione di un abbandono come gesto di apertura e liberazione. Stare in equilibrio, forse, significa cadere in tutte le direzioni allo stesso tempo.