Michela Lucenti/Balletto Civile in scena con Nothing 10 Gennaio 2023
Nothing è un duello fisico tra corpo e parola, movimento e spazio scenico, come il Re Lear si è radicato nella partitura coreografica e ha informato il corpo?
L’opera di Shakespeare è straordinariamente ricca di azioni, materia viva e pulsante anche per partiture contemporanee di relazione e invita il performer a trovare una via di dialogo, di incarnazione. Re Lear è una tragedia complicata, ma dove le difficili relazioni familiari sono il centro, la linfa del racconto, una lotta parricida e fratricida nel tentativo disperato di definirsi figli ed eredi. Il corpo definisce i confini delle relazioni, incarna le dinamiche senza tempo del rapporto padri figli, tema che ognuno di noi si trova ad attraversare con ferocia e indicibile tenerezza vivendo l’invecchiamento e la morte dei propri cari. Il corpo anziano è delicato, presente e netto per la testimonianza e storia che racchiude ogni suo gesto il rapporto con il corpo più giovane richiede ascolto, nessun compatimento e soprattutto pazienza da entrambi gli interpreti, per il giovane nell’accettare la fragilità e lentezza per il più anziano nel comprendere la troppa energia e l’uso spropositato della forza che con gli anni si impara a gestire. Nothing è un dialogo continuo tra il racconto a parole e la partitura fisica dei personaggi, un vortice, empatico per chi guarda, cercando di restituire attraverso la danza e l’immagine l’esplosione interiore che provoca il confronto profondo con chi ci ha generato.
Dalla presentazione emerge una riflessione sull’eredità dei padri. Quali sono i vostri?
Cacciari nel suo saggio “Re Lear. Padri, figli, eredi” ci dice che possiamo capire l’asse portante della nostra eredità solo nel momento in cui diventiamo orfani, cioè nel momento in cui sentiamo la mancanza. Il concetto di eredità di cui tanto è permeata questa opera si basa sulla riflessione che per essere eredi è necessario definire un diverso percorso rispetto a quello dei padri che ci hanno preceduto, creare un nuovo “classico”, non per ribellione ma per necessità. Percorre una via diversa, non ancora tracciata e senza il consenso dei “padri”, per un nuovo assetto del mondo che si pone davanti ai nostri occhi. Amiamo i nostri padri e ne riconosciamo la loro forza, ma per poter vedere il futuro con loro, devono accettare il nuovo che ora noi, come lo è stato per loro, stiamo faticosamente costruendo, e per poter essere liberi abbiamo bisogno di svincolarci dalla strada che loro hanno già battuto.
Il corpo (del danzatore e del coreografo) “eredita” posture, gesti e movimenti, con quale metodologia poi li ritrasmette?
Ogni corpo è testimonianza del suo vissuto e veicolo continuo di trasmissione della sua storia e delle creature che lo hanno preceduto. Noi siamo una comunità che parla attraverso le relazioni e la danza è la tecnica che studia il gesto. Da questa meticolosa e infinita ricerca si crea l’arte. Per ogni coreografo le metodologie possono essere infinite, quella di Balletto Civile concentra la sua attenzione sull’altro, tenendo fede al concetto che solo studiando il corpo dell’altro posso comprendere il mio.
Come la danza rilancia gli immaginari e quale corpo immaginiamo per domani?
La danza rilancia gli immaginari lasciando uno spazio di mistero che permette allo spettatore un luogo nel quale potersi immergere, immedesimare e allo stesso tempo perdere. Il corpo di domani è già in quello di oggi, è un corpo/storia, che se consapevole, ha un enorme portata drammaturgica. Immagino il corpo di domani sempre più libero e necessario, senza paura della diversità, alla conquista di uno spazio comunitario che gli è dovuto, in sintonia con la sua voce finalmente libero da vincoli di stile e metodo. Capace di farsi attraversare, di essere veicolo e allo stesso tempo consapevole del segno che porta in grado di autodefinirsi. Immagino il performer di domani rigoroso, gioioso e che non cerca la sua identità attraverso la sopraffazione, ma solo attraverso l’ascolto.
Puoi donarci delle parole chiave da depositare nel nostro archivio di desideri e riflessioni legati al corpo in scena Diafanie. Appunti sul corpo?
5) Azione danzata
Drammaturgia fisica
Corpo come veicolo di racconto
Esplosione e trasmissione di immaginario
La necessità di avvicinare la danza a un pubblico più ampio deve nascere dalla domanda, come e cosa racconto? Perché? Qual è l’urgenza del corpo? Un’analisi sul linguaggio e sulla necessità del suo valore comunicativo.