Michael Getman ospitato il 6 e 7 Maggio Songs & Borders
How are boundaries shaping our bodies and minds and how they affected your art work?
Our bodies can be cultural, political, and personal. It could be a rock. To say a prayer to the wall, to be hurt. A body can sing an old song. Perhaps the tension between unity and uniqueness constitutes our experience of being. Of course, we need to keep moving, creating and challenging the boundaries of our perception without the fear of losing our inner songs and aspirations.
Being a son of immigrants, I am still figuring out what it means to be Israeli. My native tongue was Russian; I dream of vast forests and canals, celebrate Christmas, and make mistakes in Hebrew grammar and gender. The issue of identity has been the issue of the twentieth century; immigration and significant fluctuation between borders created a mosaic of heterogeneous societies consisting of people from different cultural, social, ethnic, and religious backgrounds.
Israel is a tiny country. However, it takes more than a lifetime to understand its complex narrative and diverse inhabitants. Borders made on the map around a round European table soon became mental boundaries between communities, families, and individuals. A situation arose in which two concepts were created, related to each other but not overlapping: the land of Israel and the state of Israel. Where is the border between these two concepts?
I nostri corpi possono essere culturali, politici e personali. Potrebbe essere una roccia. Dire una preghiera al muro, essere ferito. Un corpo può cantare una vecchia canzone. Forse la tensione tra unità e unicità costituisce la nostra esperienza dell’essere. Naturalmente, dobbiamo continuare a muoverci, creare e sfidare i confini della nostra percezione senza la paura di perdere le nostre canzoni e aspirazioni interiori.
Essendo figlio di immigrati, sto ancora cercando di capire cosa significhi essere israeliano. La mia lingua madre era il russo; Sogno vaste foreste e canali, festeggio il Natale e commetto errori nella grammatica e nel genere ebraico. La questione dell’identità è stata la questione del ventesimo secolo; l’immigrazione e la significativa fluttuazione tra i confini hanno creato un mosaico di società eterogenee costituite da persone di diversa estrazione culturale, sociale, etnica e religiosa.
Israele è un piccolo paese. Tuttavia, ci vuole più di una vita per comprenderne la complessa narrativa e i diversi abitanti. I confini tracciati sulla mappa attorno a una tavola rotonda europea divennero presto confini mentali tra comunità, famiglie e individui. Si è creata una situazione in cui sono stati creati due concetti, correlati tra loro ma non sovrapposti: la terra di Israele e lo stato di Israele. Dov’è il confine tra questi due concetti?
What kind of methodology did you use in the construction of the work Songs & Borders (starting point, books, news, artistic inspirations etc…) ?
Songs& Borders asks to give voice to different forms of thinking in the country’s northern borders. I began my journey out of a desire to learn the rich mosaic of identities and cultures in the northern part of Israel The project deals with Politics of identities. Language. The self, the body, customs and archetypes, and personal and political events.
I started with a week of in-depth workshops with 30 women from various cultures living in northern part corner of Israel. After conversations and interviews, I invited six women, and we embarked on a year-long journey. Each woman embodies her personal story and reflects on her culture. We consider/question our points of view and sense of belonging through text in local dialects, physical expression, singing, and visual arts actions. Together, we learn how knowledge is produced and disseminated and challenge our individual and collective boundaries.
Songs& Borders chiede di dare voce a diverse forme di pensiero nei confini settentrionali del Paese. Ho iniziato il mio viaggio con il desiderio di conoscere il ricco mosaico di identità e culture nella parte settentrionale di Israele. Il progetto si occupa di Politica delle identità. Lingua. Il sé, il corpo, i costumi e gli archetipi, le vicende personali e politiche.
Ho iniziato con una settimana di seminari approfonditi con 30 donne di varie culture che vivono nell’angolo settentrionale di Israele. Dopo conversazioni e interviste, ho invitato sei donne e abbiamo intrapreso un viaggio lungo un anno. Ogni donna incarna la sua storia personale e riflette sulla sua cultura. Consideriamo/interroghiamo i nostri punti di vista e il nostro senso di appartenenza attraverso il testo nei dialetti locali, l’espressione fisica, il canto e le azioni delle arti visive. Insieme impariamo come la conoscenza viene prodotta e diffusa e sfidiamo i nostri confini individuali e collettivi.
What does it mean for you “identity” and how your work shapes identities on stage?
Songs& Borders challenge cultural, social, and political discourse in more ways than one. It is not a performance that ends when the lights go out but a conversation that continues to bubble beneath the surface, between geographic and mental boundaries– discourse that seeks to continue to be heard.
Songs& Borders sfida il discorso culturale, sociale e politico in più di un modo. Non è uno spettacolo che finisce quando le luci si spengono, ma una conversazione che continua a ribollire sotto la superficie, tra confini geografici e mentali, un discorso che cerca di continuare a essere ascoltato.
Can you give me some keywords to deposit in our archive of desires related to the bodies on stage “Diafanie. Notes on the body”?
Perspectives/ Politics of identities