ospitata con Femina il 15 Maggio, Spazio Rossellini
Cos’è per te una vertigine o vertiginoso?
E’ nel tempo una variabile spaziale, arriva come una freccia, una lancia, un proiettile o un missile e ci proietta dove non siamo, forse nel nostro più intimo dove la ragione diserta. Può essere una buona opportunità attraversare questa frattura dove non è necessario capire, ed è ragionevole lasciarsi andare.
Che potere ha la danza di agire il mondo?
La danza è poesia che ingaggia all’azione, fuori dallo schema di ogni narrazione e richiede l’impareggiabile talento di non voler capire tutto. Ha la capacità, e il coraggio, di seguire un percorso che non va da nessuna parte. Sentendo i pensieri del corpo genera parole-corpo, i gesti, portando alla luce quello che bussa nel buio. Nel presente buca la superficie del tempo e ci mostra un altro mondo, o il mondo per quello che è, per poi dissolverlo.
Come è rielaborato in Femina il concetto di femminile e come i corpi in scena possono rompere gli stereotipi?
Una certa cultura stereotipa le donne e i corpi, che rivelano storie che le persone potrebbero non essere in grado di raccontare, sono lo specchio del mondo sociale. Il corpo femminile è valutato e osservato come oggetto nello spazio sociale, da qui siamo partiti con Femina. Attraverso il potere inebriante della musica (Dysnomia dei Dawn of Midi) tra imitazione, perdita e la dissoluzione dell’io, lo spettacolo è una perlustrazione fitta dell’universo femminile contemporaneo in forma coreografica.Forse Femina porta con sé il coraggio di ribadire che esiste ancora la femmina se pur alienata dalla società che ora la chiama: non-uomo, fluid, no binary, e che il femminile è capace di rigenerarsi anche in questo tempo in cui il sé tardomoderno è sempre più esausto e derealizzato.