“C‘è qualcosa di necessario in un corpo che si muove. L’urgenza di ognuno emerge lottando contro limiti, paure, inibizioni. Lontano da una danza eseguita il corpo è consapevole e necessita solo di un vettore in cui incanalare la sua energia espressiva. Il vettore è chi si muove insieme a noi, attraverso cui percepiamo il nostro spazio, nella risposta ai suoi stimoli, nell’obbligo ad ascoltare, ad ascoltarci.
Attraverso il lavoro sulla relazione, respiro, intenzione, risvegliamo una lucidità che ci permette di aderire profondamente alle sorgenti della nostra creatività. Sulla base di un percorso collettivo mettiamo il corpo al centro di tutto. Ripartiamo dal corpo. È questa lucida presenza l’obiettivo necessario ed essenziale della nostra pedagogia”
(Michela Lucenti)
Corpo a(l) Corpo è un progetto complesso al suo secondo anno di attività, ideato e co-realizzato da ORBITA e il Reparto di Neuropsichiatria Infantile del Policlinico di Tor Vergata, con la direzione artistica di Balletto Civile. Sebbene si apra al pubblico sottoforma di restituzione a Spazio Rossellini, è il frutto di un laboratorio intensivo annuale, condotto da Balletto Civile e rivolto a un gruppo di adolescenti seguiti presso il reparto di Neuropsichiatria Infantile diretto dal Professor Luigi Mazzone.
L’urgenza che muove il percorso fisico e drammaturgico è il proliferare, soprattutto dalla pandemia in poi, di richieste d’aiuto per sofferenza psichica in fase adolescenziale. Mai come in questo periodo storico le persone di questa fascia d’età si sono trovate in un vortice ad alta performatività che, per mezzo social network, chiede loro sovraesposizione, invenzione costante di un’identità, aggiornamento continuo delle proprie certezze e conoscenze, procurando spesso una grande frustrazione.
In un tentativo di risposta a questa sofferenza Balletto Civile, in collaborazione con medici del reparto e del Progetto Aita, cui si sono aggiunti tre operatori e operatrici formati a Roma per consolidare l’iniziativa, costruiscono Corpo a(l) Corpo, un luogo in cui è possibile per un momento sospendere le temporalità voraci dei social per ascoltarsi e far affiorare il desiderio di rappresentarsi.