Sonate Bach di fronte al dolore degli altri
Il lavoro nasce nel 2006 come riflessione sulle atroci tragedie che si abbattevano sui civili nelle guerre di quei decenni. Tutt’oggi la storia perpetua questo flagello e la ripresa di Sonate Bach assume la forma di una cerimonia che destina il tempo della danza nelle declinazioni del dono e della compassione.
Sono 11 coreografie che deflagrano nel gesto del dolore e della pittura, e ci rammentano altrettanti avvenimenti tragici accaduti nei conflitti recenti: Sarajevo, Kigali in Rwanda, Srebrenica, Tel Aviv, Jenin, Baghdad, Istanbul, Beslan, Gaza, Bentalha, Kabul. Undici date emblematiche raccolte intorno agli 11 brani che compongono le tre Sonate di Johann Sebastian Bach. Centinaia di fotografie tratte dagli archivi dei reporter di guerra hanno fornito i fotogrammi drammatici che compongono la partitura di una coreografia che assimila quelle posture, fotografie di corpi che si diluiscono attraversando la dinamica e la figura, cercando un approccio irrisolvibile all’orrore. La danza qui afferma lo sforzo di evocare da queste macerie di esistenza una bellezza impossibile e paradossale, da cesellare con lo strumento etico e politico per eccellenza: il gesto. L’attenzione torna alla questione del corpo, al suo significato, alla sua complessità e attualità. Come ci indica Susan Sontag nel suo testo Davanti al dolore degli altri, la sola risposta che si offre è ancora quella rivolta allo sguardo del pittore del Trecento: la sublimazione della tragedia nella trasfigurazione artistica senza commento, che coinvolge insieme l’umano e il sacro, il singolare e l’universale. Le 11 danze che si succedono hanno l’aspetto di ballate; allo stesso tempo sono una continua dedica in memoria, riferita agli eventi che segnano iconograficamente il tessuto coreografico.