Roberto Castello/ALDES ospitato il 21 Aprile con In Girum imus nocte et consumimur igni
Da dove nasce l’idea di In Girum imus nocte et consumimur igni?
In Girum imus nocte et consumimur igni non è precedeuto da un’idea, ma ha preso forma spontaneamente. Nel 2013 avevamo un piccolo avanzo in attivo nel bilancio della compagnia. Ci è apparsa come un’opportunità grandiosa perché eravamo stressati da un periodo altamente produttivo che non lasciava spazio alle prove e al pensiero. Quindi ci siamo regalati due settimane di prove senza finalità precise, ma solo il piacere di lavorare insieme. Sono venuti fuori spunti interessanti di lavoro e il nucleo più forte è il meccanismo della camminata che è diventata il dispositivo di In Girum. Il lavoro si è chiarito provando. Siamo poi andati in scena dopo due anni.
Nella danza contemporanea è quasi una prassi che i lavori nascano dall’improvvisazione, quest’ultima tuttavia è sempre da considerarsi in relazione a logiche, tecniche e riferimenti culturali precisi. Invece In Girum imus nocte et consumimur igni è nato fuori da qualsiasi logica di discendenza tecnica, piuttosto nasce da un’immagine con un forte potere evocativo che bisognava indirizzare. È un lavoro nato dalla materia, l’idea invece è qualcosa che ci è stata rimbalzata dalle stesse prove. Un meccanismo di feedback direi. Complessa invece è stata la strutturazione dei quadri di In Girum che sono all’incirca 67, poichè volevamo che non si stabilisse nessun nesso narrativo. Volevamo che ogni singolo quadro restasse fortemente evocativo e aperto a possibili letture, quasi una logica simbolista novecentesca, senza nessi psicologici, logici, affettivi, o cronologici tra le scene e i “personaggi”. Il montaggio quindi di fatto è stato uno smontaggio di ogni possibile costruzione narrativa. Sono 4 personaggi che non parlano. Il percorso costruttivo è stato più cinematografico che coreografico. Il titolo, “Andiamo in giro la notte consumati dal fuoco” ha molto a che vedere con il movimento delle figure che animano il lavoro, un’esistenza che procede procede procede, con stanchezza o entusiasmo, ma procede senza soluzione di continuità. Un palindromo nella sua circolarità formale, ma anche nel suo significato intrinseco.
Che tipo di umanità tratteggia lo spettacolo?
Quando abbiamo iniziato a circuitare eravamo molto toccati dalle migrazioni balcaniche, persone che letteralmente camminavano senza sosta per giorni. Questa immagine è stata il motore. In generale rimanda alla condizione di tutti. Ci svegliamo la mattina e iniziamo a camminare, ma sappiamo dove stiamo andando? Secondo Scarpellini è un lavoro sul desiderio, di nulla in particolare, ma sul desiderare, che poi è quel meccanismo che ci spinge a fare il passo successivo nel nostro continuo andare.
Come la danza rilancia gli immaginari sul corpo e quale corpo immaginiamo per domani?
Il palcoscenico non è un diritto, ma una funzione. Nel momento in cui ciò che avviene su un palcoscenico svolge una funzione ha diritto di esistere. Stare su un palco implica che ci sia una domanda, un pubblico a cui rivolgersi, non un’esigenza personale di essere visti. Rappresentare è un atto fortemente politico. Lo spettacolo dal vivo è un atto comunitario, la comunità si riunisce attorno a un fatto per riflettere su se stessa come io collettivo e individuale. Se viene a mancare la volontà di “dire”, lo spettacolo dal vivo perde la sua forza, a prescindere che questo “dire” sia generato da corpi atletici, prestanti o non conformi. Penso che il teatro definisca un immaginario e la materialità della scena, compresi i corpi, dovrebbe essere coerente all’immaginario che si intende veicolare. Quindi i corpi sono strettamente collegati a quanto si vuole dire. Non credo che esista qualcosa che si chiami “danza”, è l’atto della rappresentazione che conta. La danza è un insieme di tecniche e stili di movimento che sono limitazioni delle infinite possibilità di quello che potrebbe succedere sul palco, la danza è applicazione di codici. Personalmente è interessante quando qualcuno usa quei codici per comunicare un’urgenza e risignificare quei codici, smembrare categorie e riposizionare funzioni.
Puoi donarci delle parole chiave da depositare nel nostro archivio di desideri legati al corpo in scena Diafanie. Appunti sul corpo?
Diffido profondamente della lingua perchè tende a spostare l’attenzione dalle cose alla loro rappresentazione.