Virgilio Sieni ospitato con Satiri il 10 Febbraio 2023 in collaborazione con Fondazione Musica
per Roma/Equilibrio Festival
Come la figura del Satiro, nella lettura di Nietzsche informa la drammaturgia dello spettacolo?
Il danzatore va incontro alla filosofia danzando e danzando va ad articolare le questioni dell’umano e le geografie emozionali che toccano l’umano. Satiri si innesta in questo percorso riepilogando epifanie e tragedie dell’umano. Nella lettura di Nietzsche che nello spettacolo si fonde alle riflessioni di Giorgio Colli, il satiro è colui che getta lo sguardo nell’abisso dicendo sì alla vita, che in un unico gesto fa coincidere apollineo e dionisiaco. Nella lettura greca il satiro era una fonte sorgiva, diversamente da quella modernista che ci ha restituito la figura come pastorello romantico.
La lettura che ho dato è giocata tra due corpi, uno che prende le sembianze di una capra, l’altro con un dispositivo che dialoga con un animale. Mi interessava mettere in contatto uomo e animale.
Può questa figura inebriata di vita e a cavallo tra l’animale e l’umano essere considerata un auspicio per una riscrittura di un’ontologia futura del corpo?
Nel momento in cui si è rinunciato al discorso sorgivo originario dell’ ἐνέρεια (energheia), ovvero del corpo messo in azione, nel momento cioè in cui si è abbandonato il legame forte con la natura si è dato vita ad un destino, ad una specie che gioisce della e non con la natura. Il richiamo è quello di ritornare all’essere immersi in uno spazio. L’uomo esiste perché c’è uno spazio. Prendersi cura della natura e degli altri esistenti tenendo conto che l’umano è arrivato dopo, e quindi siamo noi gli occupanti, non si possono estirpare le radici, bisogna spostarsi e far si che le cose possano convivere.
Come la danza rilancia gli immaginari sul corpo e quale corpo immaginiamo per domani?
Il corpo ha a che fare con lo spostamento del mondo. Nel buio del corpo, nel suo abisso si annidano tutte le semenze, come direbbe Lucrezio, di quello che è il futuro. L’uomo di per se è contemporaneo per forza di cose al suo tempo, il che non vuol dire che è contemporaneo rispetto a un’estetica, ma nel momento in cui elabora le sue capacità artigianali, scavalca i suoi impulsi iniziali legati alle pulsioni basse e supera l’aggressività per arrivare a curare uno spazio tattile che ci comprenda tutti, uno spazio di comprensione e ascolto. Attraverso la danza e l’ascolto rivolto al corpo si possono attivare una serie di percorsi dove la poeticità apre sinapsi, sentieri nascosti. Giorgio Caproni in rapporto allo spazio dice: «Non c’ero mai nato e mi accorgo di esserci nato», a me piace traslare questa frase in relazione al corpo. La danza può essere considerata un avamposto di resistenza per quanto riguarda la ricerca non di nuovi linguaggi, ma di modi di abitare il mondo.
Può donarci delle parole chiave da depositare nel nostro archivio di desideri legati al corpo in scena Diafanie. Appunti sul corpo?
Risonanza. Saper risuonare la gravità per non cadere in depressione.