ospitato il 12 Gennaio al Teatro Palladium con Dance is not for us
- Il titolo della nostra stagione è “Vertigine”. Cos’è per te vertiginoso?
Una vertigine credo sia esattamente quello che sento da quattro anni a questa parte. Il mondo sembra essersi imbarcato in un viaggio folle. Non lo dico in senso negativo, mi piacciono i cambiamenti, ma sembra che questo vortice non sia in procinto di fermarsi ed è stato difficile attraversarlo sotto molti aspetti, soprattutto nell’ultimo anno. Cerco di mantenere il cuore e la mente aperti senza cadere nella paura e nell’insicurezza, due emozioni che potrebbero essere pericolose. La danza e la cultura sono la nostra pratica quotidiana per andare avanti e non perdere la speranza di un mondo pacifico e giusto.
- Perché “la danza non fa per noi”? A quale tipo di danza ti riferisci?
Danzare per me è una questione di libertà, di decidere per se stessi. Siamo in grado di essere, di esistere, di vivere, di danzare? La danza è un ingresso alle grandi domande che affrontiamo ogni giorno. Come stare insieme, in movimento e in silenzio, in opposizione e in armonia. Riconoscere e rispettare l’esistenza di altre forme di danza, di altre prospettive di vita, senza arrivare all’eliminazione, alla supremazia, alla crudeltà e alla violenza.
- Che potere ha la danza di cambiare l’immaginario e di incidere sul mondo?
Non ho più i miei sogni adolescenziali di cambiare il mondo in un posto migliore, ma ho ancora una forte convinzione che la danza possa toccare gli individui nel profondo e questa è la cosa più importante. I momenti intimi che trascorriamo durante uno spettacolo di danza, o anche in una festa danzante, possono essere una grande ispirazione per noi, e forse possono significare il mondo intero.