ospitato il 20 Gennaio al Teatro Biblioteca Quarticciolo con Danze Americane
- Il titolo della stagione è Vertigine. Cos’è per te vertiginoso?
Il termine mi rimanda a quella specie di simulazione che facciamo nella mente di una possibile imminente caduta, quella sensazione di incertezza tra il voler cadere oppure no.
- Quali codici il tuo corpo trattiene dalle “danze americane”, ovvero dalle pratiche e dagli immaginari dei coreografi cui ti ispiri e quali invece reinventa?
Penso che il mio corpo trattenga naturalmente gli aspetti più astratti delle pratiche, ossia le tecniche, per ottenere un tipo di movimento piuttosto che un altro, al di là delle possibili intenzioni o finalità originarie dei coreografi americani a cui mi riferisco. Cerco le funzionalità dei passaggi e il diverso approccio fisico che ogni movimento richiede. Ed è all’interno di questo orizzonte che cerco gli snodi che mi consentono di smontare e rimontare qualcosa in modo sempre diverso, o utilizzare qualcos’altro come trampolino di lancio per la ricerca di un’ulteriorità, nuove combinazioni, nuovi movimenti, anche se i risultati si dovessero allontanare molto dalle tecniche originali. Anzi mi piace pensare che se alcuni artisti del passato hanno seminato tecniche della danza in tutto il mondo, quella semina generi lo stesso frutto all’infinito, ma anche qualcosa del tutto inaspettato, alieno.
- Che potere ha la danza di cambiare l’immaginario e/o di agire il mondo?
Non penso alla danza come funzione per qualcos’altro. Anzi, mi emoziona quanto più distante la percepisco, quando la sua traiettoria sembra non contemplarci affatto.
Diafanie è un atlante di riflessioni legate alla corporeità che Orbita vuole costruire insieme a coloro che ne attraversano la scena. Una serie di appunti, senza pretesa di organicità e compiutezza, che tentano di esplodere e complicare i discorsi che precipitano sui corpi. Quest’anno il termine guida delle riflessioni è VERTIGINE, titolo della stagione danza 2024 curata da Valentina Marini. La parola deriva dal verbo latino verto, cioè girare, nell’accezione comune è quell’illusoria sensazione di movimento del proprio corpo o dello spazio intorno a sé. Nella nostra idea VERTIGINE è un sussulto che stravolge per attrazione e timore insieme. L’adrenalina del rischio seguita da un rimbalzo di sollievo dato dal potersi aggrappare a qualcosa o qualcuno. VERTIGINE è lo spaesamento di fronte a un presente sempre più sospeso nel vuoto, cui cerchiamo di rispondere tenendoci per mano, in bilico tra responsabilità e trasporto radicale.