TALOS: Una performance che esamina la relazione tra movimento, tecnologie e futuro dei confini.
Che tipo di coreografia nasce in prossimità dei confini? Quali strategie di restrizione definiscono il movimento? La performance esplora un sistema dinamico di azione e reazione, limitazione e trasgressione, stasi e mobilità. L’opera è una risposta a TALOS, un progetto di ricerca finanziato dall’UE nel campo dell’applicazione della sicurezza, per il quale è stato progettato un sistema avanzato per la protezione dei confini terrestri europei. TALOS è stato un progetto collaborativo che ha coinvolto quattordici istituzioni di dieci Paesi e che è stato condotto ufficialmente tra il 2008 e il 2013. Ha portato alla concezione di un sistema di sorveglianza che potesse essere rapidamente dispiegato in qualsiasi luogo. Questo sistema doveva essere basato su robot mobili e semi-autonomi che pattugliassero le aree di confine e acquisissero una presenza fisica e performativa. Il progetto TALOS non è mai stato lanciato ed è rimasto un esperimento, un test e una dimostrazione di capacità tecnologiche. Arkadi Zaides ha riunito un team di coreografi, drammaturghi e videoartisti per sviluppare una performance che metta in discussione tale progetto.
Segue il talk:
DOCUMENTARY CHOREOGRAPHY. Scenari geopolitici, iperoggetti e ricerca forense nel lavoro di Arkadi Zaides a cura di Piersandra Di Matteo/Short Theatre
Intervengono Arkadi Zaides, Eleonora Soriente / Open Arms e Lorenzo Pezzani / Liminal-Università di Bologna
«Con la sua “coreografia documentale” Arkadi Zaides convoca nella danza una radicale investigazione sui corpi sottoposti a violenza politica, sociale e ambientale, interrogando la nozione di confine, i regimi di invisibilità legati alle necropolitiche migratorie, sistemi di sorveglianza e disciplinamento delle soggettività, riflessi sulle vite delle tecnologie di intelligenza artificiale. La sua strategia compositiva è il frutto di un assemblaggio di teoria, scrittura del corpo e ricerca sul campo che emerge dalla raccolta di interviste, statistiche, elaborazione di dati, pratiche incarnate, che si alimentano in una rete di collaborazioni con attiviste per i diritti umani, scienziati, medici forensi, operatori sociali, esperti provenienti da diversi campi del sapere ricombinati. Un modo di pensare la danza come forma di attivismo» (Piersandra Di Matteo).
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in collaborazione con Teatro Palladium Università di Roma3, Short Theatre, Open Arms, Baobab Experience.