in residenza dal 20 al 24 Novembre
nell’ambito della rassegna Lotto TBQ
prova aperta il 24 Novembre ore 20.30
La rete ecologica: Fare luce sulle paure esistenziali dell’umanità
Con The Cloud, il nuovo progetto, Zaides vuole portare alla ribalta la catastrofe di Chernobyl seguendo il movimento della nube radioattiva, le sue ricadute e il pericolo che rappresenta ancora per l’uomo. Mentre ne esplora le conseguenze materiali e immateriali, desidera portare in primo piano questioni scottanti sul mondo che crolla nell’era dell’antropocene.
Premessa: Il 26 aprile 1986, il reattore n. 4 della centrale nucleare di Chernobyl esplose in seguito a test impropri e alla perdita di controllo da parte degli operatori. La nube di grafite in fiamme si diresse inizialmente in direzione nord-ovest, verso la Svezia, la Finlandia e l’Europa orientale, esponendo la popolazione a livelli di radiazioni fino a cento volte superiori al possibile. A Gomel, città natale di Arkadi Zaides e situata a 140 km da Chernobyl, la vita continua nonostante la minaccia radioattiva. L’incidente sarebbe stato annunciato solo due giorni dopo dalla TV sovietica e solo quando la Svezia scoprì la presenza di una nube radioattiva che attraversava l’Europa, il mondo si rese conto della portata dell’esplosione di Chernobyl. In questa performance, Zaides vuole mettere sotto i riflettori la catastrofe di Chernobyl. Il concetto di nube viene evocato attraverso diversi riferimenti materiali e concettuali: l’indagine e l’osservazione del movimento effettivo compiuto dalla nube di rifiuti radioattivi dopo la catastrofe di Chernobyl; come rete di informazioni e disinformazioni diverse; come nuvola di dati che conduce la coscienza collettiva verso uno stato di paranoia e panico. Infine, la nuvola è immaginata come un “iperoggetto”, che Timothy Morton definisce come un elemento “massicciamente distribuito nel tempo e nello spazio rispetto agli esseri umani” che porta l’umanità a un collasso ecologico totale.