in scena i giorni 2 e 3 marzo 2024 con “Solo andata” e il giorno 14 aprile 2024 con “The real you”
1) Il titolo della stagione è Vertigine. Cos’è per te una vertigine o vertiginoso
La prima immagine, la più istintiva, mi porta a immaginare la vertigine come una sensazione di necessità per uno sradicamento dalle abitudini, un approccio più flessibile per imparare ad elaborare senza eccessivi traumi il cambiamento. Immagino la vertigine come la prima fase di una ribellione interiore che sta prendendo corpo e sta occupando spazio lentamente. Un attacco di vertigine è qualcosa che potrebbe arrivarmi anche quando decido di mettere in discussione le regole che fino a quel momento avevano guidato la mia vita. Una specie di insurrezione emotiva a tutto quello che si è pianificato, o che meticolosamente si è cercato di organizzare nel corso della propria esistenza. La vertigine la sento anche come qualcosa di fortemente correlata alla paura, quel “giramento di testa” quando ho paura di qualcosa. Quando non dipendono da una protrusione cervicale le vertigini sono messaggio che ci svelano qualcosa che stavamo sotterrando.
2) Che potere ha la danza di agire il mondo?
La danza per me ha il potere di agire un altro tipo di mondo, non quello che ogni secondo ci viene sputato in faccia in modo straripante e ridondante. Credo che la danza abbia grande potere di raccontare una vita diversa, un’altra vita, non di continuare una cronaca perpetua di quello che già vediamo nella quotidianità. La danza suggerisce un modo completamente diverso di interpretare la fenomenologia della nostra esistenza. Non amo i trend, amo la scoperta, essere o non essere mainstream cambia qualcosa solo da un punto di vista economico, non amo i repertori, neanche il mio. Ho avuto bisogno sempre di fare qualcosa di nuovo, la Danza mi ha aiutato in questo, nel trovare un qualcosa di imponderabile, qualcosa che risuoni in una stanza vuota, che non vada ad incasellarsi in tante scatoline, con le etichette già apposte che ci spiegano per filo e per segno cosa stiamo andando a vedere.
3) Quale viaggio raccontano i tre corpi in scena in Solo andata?
SOLO ANDATA è un viaggio rarefatto, lento, sicuramente rispetto ai miei soliti “ritmi e frequenze”. Traccia la confusione generata dalla sensazione di non aver fatto abbastanza, di non aver viaggiato abbastanza, la voglia di tornare a casa, per raccontare quanto si è visto, ma la sensazione è sempre quella di un viaggio che non si completa mai. Quante volte accade di pensare di fare un biglietto di sola andata, altrettante volte ci si rende conto che quel viaggio di sola andata è sempre quello del ritorno a casa. Ogni tanto c’è qualcuno che vuole ripartire, e anche se tutti intorno ti spieghino quanto sia bello il posto dove stai vivendo e quello che stai facendo qui, per quanto si adoperino in tutti modi di ricrearti attorno il tuo ambiente…. senti che devi riprovarci un’altra volta, magari sarà quella buona. Ho lavorato sulla sensazione di un tempo e di un’atmosfera dilatata, a momenti quasi apatica, un momento condiviso dove c’è qualcuno che aspetta che il primo passo lo faccia l’altro, che ti racconti qualcosa, che ti spieghi com’era dall’altra parte.
4) Come la tua pratica coreografica porta alla scoperta del “vero” sé, il The real you che dà il titolo al tuo spettacolo?
La coreografia è una reazione istintiva alla mia personale difficoltà di trovare a volte un linguaggio nuovo. Certe volte ho la sensazione di avere un vocabolario limitato, nonostante la lingua italiana sia ricchissima, ma credo che niente come il movimento possa a capire qualcosa di più reale di se stessi. THE REAL YOU è una miscela di lingue, un movimento circolare che delimita un virtuale campo d’azione dove confrontarsi inesorabilmente con tutta l’umanità che ti circonda e capire qual è il tuo posto. Un mio “mantra” personale da quando ho cominciato a fare coreografie, e che qualsiasi narrazione per definizione non potrà mai essere astratta, suggerisce comunque e racconta una storia precisa, ancora non catalogata, quindi una storia “presente”. Il vero te stesso è un processo dinamico, costantemente sbilanciato e riposizionabile in modo direttamente proporzionale alla consapevolezza che si acquisisce con il passare del tempo. The Real You inizia e finisce con una persona sola guardata e controllata a “vista” dalle altre. Il costante rumore della vita porta a una distorsione della comprensione della propria natura, il rumore di fondo è costante, incessante, a volte non c’è niente di meglio che ritornare al “centro “ per riprendere un contatto con il proprio se.