ospitato con ULTRA il 5 Maggio, Teatro Biblioteca Quarticciolo e dal 19 al 23 in residenza con Deserto Tattile
Il titolo della stagione è Vertigine. Cos’è per te una vertigine o vertiginoso?
La vertigine è un inganno del corpo che attiva la percezione di un moto illusorio di fronte alla paura del vuoto. La vertigine si può incontrare anche di fronte alla paura dell’ignoto, dell’oblio, mentre ci avventuriamo in terre nuove e mondi sconosciuti. Sentire la vertigine significa trovarsi sul ciglio, toccare con gli alluci quel gradino oltre il quale sentiamo di doverci spingere. Con un pizzico di coraggio, il muscolo soleo – posto sul lato esterno della tibia – è il primo ad attivarsi per accennare il passo, e così avanziamo, ci gettiamo con fierezza per nuotare in una dimensione nuova abbandonando il porto sicuro del conosciuto.
Che potere ha la danza di cambiare l’immaginario e/o di agire il mondo?
La danza porta alla luce il nascosto, l’impalpabile e il danzare ci permette di entrare in contatto con una dimensione altra della nostra corporeità, di incontrare la verità dei corpi. Un corpo che danza è un organismo pensante e la sua danza è pensosa, sensibile, permeabile, percettiva e diffusa nella molteplicità di elementi che concorrono alla totalità di questo ecosistema scenico. Danzare con questa consapevolezza significa lasciarsi sospingere, toccare il centro per irradiarsi all’esterno, sentirsi crocevia tra le cose del mondo.
La danza ha il potere di generare di nuovi linguaggi che creano e rileggono il mondo; abbracciare questa eterogeneità ci arricchisce, ci pone in relazione e sostiene la nascita di una nuova idea di società.
Sei ospite con due lavori di cui uno in progress. ULTRA è un’indagine tra corpo, suono, vocalità, luce e odori che si interroga sull’umano. Come è ripensato o reinventato il corpo e l’umanità nella tua ricerca? Che relazione c’è tra ULTRA e Deserto Tattile in termini di ripensamento della condizione esistenziale?
Nel desiderio di insistere su un’indagine sul profondo rapporto tra uomo e natura, entrambe le creazioni interrogano il nostro posto nel mondo, il nostro agire quotidiano e il posizionamento dell’umano nei confronti del presente. ULTRA si affida al sottosuolo, alle abilità percettive del regno vegetale e fungino per allenarci a co-abitare il mondo e includere nella nostra percezione saperi, visioni e linguaggi altri; la nuova creazione Deserto tattile prende in prestito il senso del tatto in quanto capacità percettiva di attivazione di una relazione, per esplorare la vertigine del luogo – fisico e interiore – del deserto, la solitudine contemporanea e lo smarrimento.