Molte persone non europee, non occidentali e non ricche, non possono decidere se spostarsi, dove andare, o ritornare a loro piacimento verso la loro terra natale, come io posso fare. Non possono perseguire l’aspirazione al cambiamento, qualunque esso sia, o verso una crescita culturale, qualunque essa sia, come io invece ho il privilegio di poter fare. L’impossibilità di muoversi liberamente è una questione evidente e pressante. Anche se una performance non ha alcun potere e di fatto non fa nulla nei confronti delle politiche migratorie, con questo lavoro, celebriamo qualunque sforzo che precede o accompagna i movimenti delle persone.
Irene Russolillo
Fatigue è una performance corale, vocale e fisica, sull’atto di andare avanti, che evoca una scalata e una processione, in cui respiro e canto sono all’origine della coreografia. Un corpo fatto di più corpi affronta la fatica di un movimento fisico e spirituale, in cui possono emergere visioni e tracce di persone e luoghi perduti o lasciati. L’ascesa è di solito impiegata come metafora per il compimento di un obiettivo o persino per la conquista di nuovi territori, ma se non ci fosse alcuna cima da raggiungere e l’impresa avvenisse su una superficie infinitamente piana? Fatigue mette corpi e voci sotto sforzo, in uno spazio che è al tempo stesso di lotta e di sostegno reciproco, mentre creano un rifugio effimero, prima che il percorso continui, oltre lo sguardo.
Le esperienze di Irene Russolillo in Armenia, a partire dal 2019, hanno gettato le basi per la co-produzione internazionale Fatigue, il cui titolo evoca al contempo il concetto di lavoro e quello di stanchezza che deriva da ogni impresa. Durante i suoi soggiorni a Yerevan, ha realizzato delle residenze creative, presentato performance e condotto laboratori rivolti a gruppi eterogenei di studenti: giovani e adulti, professionisti e amatori, persone con e senza disabilità. Questi workshop, incentrati su danza e ricerca vocale, facevano parte delle attività professionali dell’Henrik Igityan NCA National Centre for Aesthetics. Attraverso questi viaggi, Russolillo si è gradualmente immersa nel tessuto culturale e sociale locale dell’Armenia, sviluppando un forte legame con la sua gente e le sue realtà politiche.
Grazie alla crescente familiarità con questo contesto, ma rifiutando ogni approccio estrattivo o folklorico, la creazione di Fatigue ha trovato il suo terreno, favorendo l’emersione di quella che si può definire una “coreografia delle relazioni”, un ambiente fondato eticamente, in cui può emergere la modalità collaborativa che porta alla definizione dell’azione scenica.