Arte della fuga è una delle più emblematiche ed enigmatiche opere di Johann Sebastian Bach. Un capolavoro che presenta caratteristiche di grande fascino: se, da un lato, è un’opera senza un assetto definitivo in quanto non fu mai terminata dal compositore, dall’altro questo senso di indeterminatezza è dato anche dall’assenza di indicazione di un organico strumentale specifico per l’esecuzione del lavoro.
Hans-Eberhard Dentler teorizzò che l’Arte della fuga fosse scritta da Bach per visualizzare principi filosofici pitagorici: il vocabolo stesso “fuga” potrebbe essere interpretato come ‘volo’, inteso tanto in riferimento alle frasi musicali quanto all’ascesa dell’anima a Dio. Proprio la suggestione del volo, per volare altrove se necessario e desiderabile è tra le suggestioni che mi guidano in una rilettura del genio assoluto di Bach. L’enigma, l’incompiutezza dell’Arte della fuga, le possibili analogie con la vita contemporanea sono il punto partenza per cercare di avvicinarsi con questa creazione con Spellbound CB al pensiero di Aristotele che nella sua Poetica, ricordava che il principio dell’enigma è proprio quello di collegare l’ovvio con l’impossibile. Tra l’ovvio e l’impossibile si possono manifestare molte delle strade che decidiamo di percorrere durante la vita. Arte della Fuga in questo caso è un metodo, forse una risorsa per trovare una soluzione sempre diversa, una sorta di alchimia di tipo puramente fisica e spirituale, finalizzata a un’affannosa ricerca dei significati delle azioni e dei pensieri, come se la realtà trovasse concretezza non nei fatti, ma nella via di fuga che si è scelta per se stessi.