Rossini Ouvertures celebra la figura artistica e umana di Gioachino Rossini di cui, nel 2018, ricorreranno i 150 anni dalla morte. Per l’occasione, l’illustre compositore “diventerà il testimonial della bellezza italiana nel mondo”, afferma il Sindaco di Pesaro Matteo Ricci che, con il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, insieme al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e al Presidente Emerito Giorgio Napolitano, oltre ad altri insigni esponenti del mondo culturale italiano, fa parte del Comitato Nazionale che promuove il programma delle celebrazioni. In questi quattro anni, che vanno dal 20 febbraio 2016 al 24 ottobre 2019, cadono ben 14 ricorrenze rossiniane, come il 20 febbraio, data della prima rappresentazione de Il Barbiere di Siviglia, avvenuta il 20 febbraio 1816 al Teatro Argentina di Roma, o il 29 febbraio l’anniversario della sua nascita, avvenuta in anno bisestile il 29 febbraio 1972. Al suo illustre concittadino, Pesaro, città della Musica, con il suo conservatorio e teatro storico, dedica un ricchissimo calendario di attività artistiche, musicali e letterarie tese a onorare la vita e l’attività artistica del geniale compositore; tra queste si inserisce lo spettacolo creato da Mauro Astolfi a cui la città di Pesaro, insieme al Teatro Rossini, partecipa come co-produttore.
“La lettura di Augusto Benemeglio sulla vita di Rossini, su quella “Follia organizzata” è stata per me profondamente e assolutamente illuminante. Sono sinceramente stato sedotto in 24 ore di ascolto continuo e ripetuto dal mondo Rossiniano, da questa genialità così prorompente e inebriante ma che al tempo stesso viveva camminando a braccetto con tante macchie nere, dilaniato da un profondo mal di vivere che, attraverso una fortissima ed energetica personalità, al limite del bipolarismo, ha creato opere musicali di una grazia assoluta ed eterna.
Cercare di toccare tutti i punti di una vita come quella di Gioacchino Rossini sarebbe stato assolutamente impossibile, anche perché per quanto la danza possa e per quanto il movimento sia un altro aspetto del suono, la materializzazione della musica, quello che Rossini ha saputo creare in pochi anni della sua vita… non credo potrà mai essere rappresentato diversamente in modo sinceramente sensato.
Ma l’estrema contemporaneità di questo grandissimo artista è talmente presente e vibrante nella vita che vivo, nella vita che osservo attorno a me, che ho cercato di avvicinarmi alla profonda relazione tra questo presagio, questa consapevolezza, questa paura della morte e la capacità al tempo stesso di generare un’emozione così scintillante, così piena di grazia, di potenza e di divertimento che ogni fine d’opera era un ‘altra opera che si creava.
In questo spettacolo ho immaginato una grande parete, la parete dei ricordi di Rossini, dove nascondeva, dove archiviava il suo cibo, i suoi vini, la casa dove ospitare I suoi grandi amici e compositori, ma anche la gente comune con la quale amava scherzare, giocare e condividere tutti gli aspetti della sua vita…. questa “parete” è stata immaginata come una proiezione della sua mente, piena di sportelli, di ripiani, di nascondigli, una parete che separava un mondo dall’altro.
In questo spazio si aggirava un inquilino, una figura antropomorfa, nera, una macchia che aveva assunto sembianze umane, che ormai comunicava con lui, che si insinuava nei suoi sogni, strisciava dentro il suo letto e poi spariva ma che era sempre lì, come a scandire il poco tempo, ma anche il lungo tempo passato a combattere contro disagi fisici e psichici di ogni tipo. Questa figura nera era la paura della morte, la sua malattia, ma forse anche il suo consigliere, paradossalmente in alcuni momenti l’unica certezza.
Nelle sue lunghissime notti, sempre più insonni, Rossini viveva ormai in due mondi, che a momenti si avvicinavano, quasi si toccavano, e solo la sua infinita capacità di creare, la sua passione per il godimento fisico, sensoriale, per la cucina, per il sesso, riuscivano momentaneamente ad anestetizzare quello che stava accadendo nel suo corpo e nella sua mente.
La sua era musica estrema. Il segno di una forza e di una energia superiore, e ho volutamente cercato di creare una danza estrema, carica di energia, di vitalità, di incontri, di seduzioni, di suggestioni; ho passato molto tempo pensando come si sarebbe potuto tradurre in movimento la sua genialità compositiva. Non ho sentito di lavorare su un’astrazione, ho cercato e ho ‘sentito’ come raccontare la vibrazione della sua musica: mi sono letteralmente lasciato trasportare, ed è stata un’esperienza unica.
Come scrive Alessandro Baricco: la musica di Rossini è una vera e propria ‘follia organizzata’. Intensità, caos puro, smarrimento, fuga schizoide ma scappando ha creato qualcosa che non avrebbe mai più potuto essere ripetuto dopo di lui.” Mauro Astolfi
Rossini Ouvertures vanta nel cast creativo, oltre alla regia e alla coreografia di Mauro Astolfi, il contributo al disegno luci di Marco Policastro (collaboratore storico della compagnia e affermato free lance, che firma con Astolfi anche il set concept) e la realizzazione delle scene da parte di Filippo Mancini (insieme a CHIEDISCENA di Filippo Tiezzi) già collaboratore di Romeo Castellucc