in scena il 14 Marzo al Teatro Palladium con Go Figure
- Il titolo della nostra stagione è “Vertigine”. Che cosa significa per lei “vertigine”?
Vertigine per me significa la sensazione di perdere e ritrovare l’equilibrio ogni giorno. La vertigine non è qualcosa di cui ho paura, la vedo come un’opportunità per credere nel mio corpo e ritrovare il rapporto con la gravità. Vertigine è non sapere, è perdere il controllo.
- Come si è arricchita la tua estetica lavorando con corpi non conformi?
L’estetica del mio lavoro è sempre influenzata dal corpo che lo realizza. In questo caso il corpo unico di Shmuel mi ha proposto nuove forme e nuovi modi di creare architettura da un corpo che funziona in modo diverso dal mio. In questa creazione il mio obiettivo era creare bellezza mediante logiche a me sconosciute, cercando in un altro corpo un’opportunità per un nuovo linguaggio.
- Che potere ha la danza di cambiare gli immaginari legati al corpo e di influenzare il mondo?
Il fatto di portare in scena un corpo che per tanto tempo è stato percepito come fragile, creando nuove forme espressive che il mio corpo non può fare, invita a pensare in modo diverso la non conformità. Quindi la danza ha il potere di cambiare qualcosa, fermo restando che ogni volta lavoriamo con un corpo unico che ci dà l’opportunità di parlare in un’altra lingua.