La performance è un manifesto di ciò che è costruito nei meandri dell’oscurità e del dubbio. Un passaggio per abbracciare le mutazioni e il processo di cambiamento. Suggestioni viste attraverso una frattura. Una coreografia che riposa nella transizione. Un luogo dove incontrare la bellezza che emerge dall’accettazione dell’imperfezione, dell’asimmetria, della disuguaglianza. Al centro, un corpo vulnerabile, riflesso di uno stato di vibrazione.
“In questo lavoro è molto presente la ricerca di nuove prospettive di concepire il corpo e lo sguardo su di esso. Mettere in discussione la naturalezza del movimento e trascendere canoni riconoscibili. Volevo lavorare sulla dissociazione del corpo dall’emozione e concentrarmi sul movimento e su ciò che può offrire a partire dalla memoria di un vissuto. Un momento di diseducazione in cui lascio da parte la parte più analitica e compositiva della mia ricerca per concentrarmi su una strada più intuitiva, ritualistica ed emotiva per ritrovare un corpo che lascia che i movimenti più piccoli viaggino abilmente in modo naturale, tracciando un percorso incoerente e nuovo”. (Lorena Nogal)