Flavia Dalila D’Amico: Un attacco In Levare in musica è posizionare l’accento su una nota debole, quel sospiro che ci allevia per un attimo da un continuo battere. In Levare però è anche ribellarsi, levarsi a rumore insieme. Per la tua vocazione e ricerca artistica, ti ritrovi più nella prima o nella seconda definizione?A cosa ti rimanda “In levare”?
Luna Cenere: “In levare” mi rimanda subito ad una definizione di tempo, ma contestualmente anche all’immagine di un movimento verso l’alto in contrapposizione al movimento verso il basso del ‘battere’. Trovo affascinante il fatto che a una tale definizione la mente associ un gesto corporeo svelando tra l’altro una dicotomia riferita sia al tempo contemporaneo che ad un’immagine culturalmente inculcata di una propensione verso l’alto come positiva e, se vogliamo, legata alla dimensione sacra. Eppure come tutte le dicotomie un estremo non può esistere senza l’altro. Faccio, quindi, una riflessione sullo spazio d’azione e sulla complementarietà degli elementi, che è anche parte del contenuto del lavoro che presentiamo.
Non possiamo elevarci se non prendendo un grande slancio dal basso. Non possiamo apprezzare la luce, che il nostro immaginario fa provenire principalmente dall’altro, se non visitiamo le tenebre che al contrario appartengono ai luoghi sotteranei. Ribellarmi a questo tipo di definizioni/binomi credo sia la mia vocazione. Come persona e come artista abito quotidianamente l’oscurità e la debolezza, ricercando la gravità e il turbamento nell’orizzonte sconosciuto che non è un ‘su’ o un ‘giù’ ma un ‘intorno’ a me e un ‘dentro’ di me. Sottraendomi al senso di ansia che mi procura il rincorrere un tempo sempre in battere inteso come metafora dell’iperproduttività contemporanea, scelgo di stare nel processo creativo, che ha un tempo incontrollabile. Non basta un breve sospiro per alleviarci, bisogna essere anticonformisti.
FVD: Sia in chimica che nella mitologia, Mercurio è un elemento continuamente mutevole e sfuggente. Come ricade questa qualità sul corpo e sulla musica in scena?
Luna Cenere: Il Mercurio, sia come elemento chimico che, come figura mitologica, incarna una notevole dualità e versatilità. Come metallo è unico nel suo essere allo stato liquido a temperatura ambiente, manifestando così una peculiare combinazione di fluidità e coesione. Questa caratteristica fisica può essere vista come una rappresentazione di “opposti conciliati”, dove il mercurio fonde la sua natura liquida con la sua persistenza. Così come il metallo stesso, che si manifesta nella capacità di connettere elementi apparentemente contrastanti, la performance si sviluppa attraverso il fluire di componenti eterogenei. Dualità, versatilità, fluidità, coesione, contrasto, sono diventate nel tempo le parole chiave che ci hanno accompagnato nella costruzione degli elementi sonori e della partitura di movimento.
Le riflessioni e le azioni sceniche nascono dal confronto e dallo scambio di pratiche avvenuto durante il processo creativo e Mercurio è stata scelta come metafora contenitrice di tanti sottotesti e contrapposizioni prima fra tutte quella di una materia sfuggente e di una definizione trasversale/obliqua. Abbiamo fatto riferimento al contesto mitologico dove il dio Mercurio è spesso associato alla fusione di caratteristiche contrapposte, un tramite tra il divino e l’umano che unisce mondi diversi, simboleggia la dualità tra cielo e terra, tra maschile e femminile e tra luce e oscurità. Infine Mercurio è anche un pianeta, un luogo sconosciuto che non sappiamo abitare. C’è quindi anche una riflessione sul tema dell’abito, sulla postura del visitatore e sull’estraneità, domande con le quali ci confrontiamo e che sottoponiamo empiricamente allo spettatore.