Flavia Dalila D’Amico: Un attacco In Levare in musica è posizionare l’accento su una nota debole, quel sospiro che ci allevia per un attimo da un continuo battere. In Levare però è anche ribellarsi, levarsi a rumore insieme. Per la tua vocazione e ricerca artistica, ti ritrovi più nella prima o nella seconda definizione?
Michela Lucenti: Per me immaginare di creare “in levare” è quello che mi permette di lavorare con gli altri, con il gruppo, prendere respiro insieme per poi “battere” all’ unisono del senso. Creiamo in comunità per parlare ad una comunità temporanea che è il pubblico dello spettacolo dal vivo. Il respiro insieme per l’ attuarsi del rito, la nota debole serve per prepararsi all’ azione.
FDD: Il punto di partenza del vostro lavoro è I fiori del male di Charles Baudelaire come avete tradotto la poesia in partitura fisica, è qual è il male odierno da cui vi proponete di far nascere dei fiori?
Michela Lucenti: I Fiori del male di Baudelaire contiene una straordinaria partitura fisica, ricca di personaggi, luoghi, relazioni. Per noi è stato danzare incarnando un pensiero poetico e allo stesso tempo narrativo. Il nostro spettacolo si intitola Les Fleurs, perché non vogliamo parlare del male, ma della complessità. Raccontiamo delle città che ci circondano, rendiamo Fiori gli ultimi, i dimenticati.
FDD: Puoi raccontarci su cosa lavorerai durante il processo creativo di Giocasta, ospitato in residenza?
Michela Lucenti: Il mio nuovo lavoro su Giocasta è sulla storia che precede le grandi trame delle tragedie classiche. Indago la “passione” di Giocasta. Partendo da un’ antefatto mi concentro sul suo rapporto con Edipo. Parto da una minuziosa partitura fisica in relazione con il compositore Thybaud Monterisi, per arrivare alla parola. Una tragedia antica e moderna di una donna sola alle prese con la Storia.